Carnevale in Friuli Venezia Giulia

Il Carnevale del Friuli Venezia Giulia ti apre gli occhi su una realtà che è altro dalle maschere di Venezia, di Viareggio o di Putignano, senza nulla togliere alla fama di queste ultime. Tuttavia se ne parla, a parere mio, troppo poco; e, aggiungo, purtroppo, dato il fascino e le sfumature della festa che colorano anche questa regione.

Sauris, per esempio, tra le Alpi Carniche, si celebra il Carnevale Saurano o Zahrar Voschhankh. Qui durante la Notte delle Lanterne, che quest’anno si terrà il 18 febbraio, per le vie del luogo girano il Rolar, una figura magica che porta campanelli in vita, che usa insieme alla scopa per avvertire gli abitanti dell’inizio della mascherata, e il Kheirar, il re, che ha il viso ricoperto da una maschera di legno ed una scopa che va a battere alle porte delle abitazioni. Dopo aver spazzato il pavimento, il re presenta coppie di maschere che danzano al suono della fisarmonica. Terminati i balli, tutti, anche gli altri abitanti, in una suggestiva atmosfera percorrono con delle lanterne in mano un sentiero in mezzo alla neve, per poi raggiungere un grande falò propiziatorio e scaldarsi con la cioccolata e l’immancabile vin brulè.

foto dal sito Sauris.org

Timau, invece, il carnevale è stato influenzato dai vicini paesi di cultura tedesca. Le due figure principali sono infatti gli Jutalan e i Maschkar, nomi appunti di idioma tedesco.

I primi sono caratterizzati dal cappello con veletta, gonna bianca, calze bianche, nastrini colorati ai fianchi e i tipici scarpets, particolari calzature tradizionali di diverse zone del Friuli Venezia Giulia; anche loro danzano per le strade a suon di fisarmonica. I Der Maschkar, invece, sono figure paurose con il volto e le mani sporchi di fuliggine: indossano camicie a quadri, ruvidi pantaloni di velluto, calzettoni di lana, zoccoli pesanti e campanacci con i quali attirano l’attenzione per il gran fracasso; sono gobbi e dalla loro vita pendono salsicce e salami che mangiano durante la processione. Anche qui il carnevale si terrà il 18 febbraio.

Le origini del carnevale di Muggia sono antichissime, si risale addirittura al XV secolo. E’ caratterizzato in particolare dal Ballo della Verdura del martedì grasso (anche se oggi si svolge il giovedì grasso): donne e uomini danzano portando sulla testa ghirlande verdi e in mano un arco di fronde d’oro e di arance. La coinvolgente danza, secondo alcuni, si rifà a quella a cui Teseo diede vita per festeggiare la vittoria sul Minotauro. Ciò che distingue la manifestazione muggesana è anche la totale assenza di maschere sul volto, vertendo lo scopo della festa sul mostrarsi e il farsi riconoscere dal pubblico e non il contrario. Altro momento cruciale è quello della sfilata dei carri allegorici. Questi vengono preparati ogni anno da mesi prima della manifestazione; la loro bellezza si deve ad abili artigiani che molto spesso sfruttano quanto acquisito lavorando nei cantieri navali locali. Dietro alla gestione di tutta la macchina organizzativa vi sono le diverse Compagnie in cui si sono divisi gli abitanti della zona e che per ogni edizione del carnevale scelgono i temi cui dedicare la sfilata. Dal 1954 a oggi si sono susseguite novantaquattro diverse compagnie, sono stati rappresentati oltre quattrocento temi, sfilato centinaia di carri e migliaia di figuranti con i loro costumi. Quest’anno il “carneval de muja” si svolgerà dal 16 febbraio al 22 febbraio.

E’ iniziato il 5 febbraio e terminerà il 21 il carnevale di Sappada, che si divide nelle tre domeniche che precedono la Quaresima, dedicate ai tre diversi ceti della società: la “Domenica dei poveri”, la “Domenica dei contadini” e la “Domenica dei signori”. Le tre giornate sono caratterizzate anche dal rollàte, il costume tipico locale: una maschera baffuta, intagliata in legno, sul volto, un pellicciotto sulla schiena, pantaloni a righe con un cinturone e scarponi ferrati. Il nome rollàte deriva da rolln, il nome dei campanacci legati al cinturone che fanno un gran fracasso al passare del personaggio.

foto dal sito Visit Sappada

Nelle Valli del Natisone, infine, l’11 e il 12 febbraio si terrà il tradizionale Pust v Benečiji: pust, parola slovena che significa scherzo e quindi che vuole indicare più in generale il carnevale, ma che indica pure la maschera locale della festività. Questa maschera è costituita dalla testa ai piedi da leggere frange multicolori sotto cui sono nascosti campanacci che creano nell’insieme un’allegra festa. Ogni paese ha il suo gruppo mascherato e i suoi personaggi, e a questo proposito vorrei concludere con il rinvio a questo interessante articolo scritto da Sara Terpin del sito Slovely.eu .

In evidenza: foto dal sito ufficiale del turismo in Friuli Venezia Giulia

Lascia un commento